Il PNRR rischia sempre di più di essere una occasione mancata

Abstract

Secondo l’osservatorio Openpolis il parlamento europeo ha chiesto di poter sforare il limite del 2026 per completare i PNRR, ma la Commissione è contraria. Il 68% delle scadenze a livello europeo deve ancora essere completato. Gli stati più avanti sono Francia, Danimarca e Germania. L’Italia (insieme ad altri 3 paesi) ha già presentato 5 richieste di modifica del proprio PNRR e un ulteriore modifica è prevista per l’autunno. Per evitare di perdere una parte dei fondi la Commissione ha suggerito di reindirizzarli in altri settori, inclusa la difesa

Autori

Giorgio Banchieri, Segretario Nazionale ASIQUAS, Docente DiSSE, Università “Sapienza”, Roma

Andrea Vannucci, Membro CTS ASIQUAS, Docente DiSM, Università Siena, Membro CD Accademia di Medicina, Genova.

PNRR: stato dell’arte in generale 

Il Governo ha rivendicato due importanti risultati riguardanti il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Da un lato lo sblocco dei fondi legati della settima rata, attesi dallo scorso dicembre. Dall’altro l’invio della richiesta di pagamento dell’ottava rata legata al completamento di ulteriori 40 scadenze. Si tratta certamente di risultati di rilievo, tuttavia non si deve dimenticare il fatto che il rispetto del cronoprogramma è stato possibile solo a seguito di plurime revisioni del Piano Italiano. A febbraio 2025, risultava speso appena un terzo delle risorse assegnate al nostro Paese. Il lavoro da fare in termini di realizzazione degli interventi quindi è ancora rilevante. Tanto che lo stesso Ministro italiano con delega al PNRR ha annunciato una ulteriore revisione del Piano in autunno.

Nonostante queste difficoltà, l’Italia è ad oggi uno dei Paesi Ue più avanti nella realizzazione del proprio PNRR. Molti Stati membri infatti stanno incontrando degli ostacoli nell’attuazione. Proprio per questo motivo, lo scorso 18 giugno il Parlamento Europeo ha approvato una in cui si esorta la Commissione a valutare la possibilità di estendere per ulteriori 18 mesi il (RRF), lo strumento finanziario che alimenta i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza.

Finora l’ipotesi di sforare la scadenza del 2026 è stata considerata un tabù. E in effetti la Commissione Europea in una comunicazione di inizio giugno, pur evidenziando i ritardi, aveva ribadito come questo limite temporale fosse inderogabile. In realtà si cerca di andare nella direzione della massima efficacia possibile nell’erogazione dei fondi assegnati e nella realizzazione degli interventi finanziati.

Questo anche a costo di rinunciare almeno in parte alle ambizioni iniziali. Nel caso del PNRR italiano, ad esempio, le priorità trasversali che avrebbero dovuto portare a una riduzione dei divari territoriali, di genere e generazionali rischiano di essere tagliate o fortemente ridimensionate con buona pace del sociale.

 

 

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