Salute, sanità e comunità

Abstract

Sanità e salute, talvolta, vengono utilizzate nel gergo comune come sinonimo mentre, benché legate l’una con l’altra, sono due concetti ben distinti con differenze significative. La principale? La salute esiste per definizione da quando c’è l’uomo proprio perché insita nel concetto di umanità. La nascita della sanità, intesa come sistema sanitario organizzato e diffuso sul territorio, è avvenuta a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dunque da poco più di un secolo

Autori

S. Scelsi, G. Banchieri, L. Franceschetti, A. Vannucci

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Dalla malattia alla salute della persona: un cambiamento di paradigma Nell’antichità, malattia e salute erano concetti quasi sovrapposti. Con la nascita della medicina moderna e dei sistemi sanitari, l’attenzione si è focalizzata sulla diagnosi e cura delle singole patologie, un modello efficace finché la vita media era breve e le malattie si manifestavano in forma acuta.

Oggi, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità e delle pluri patologie rendono obsoleto questo approccio. Come affermato da Mary Tinetti nel celebre articolo del 2004 “The End of the Disease Era”, il paradigma centrato sulla singola malattia è “anacronistico se non dannoso”, perché ignora comorbilità, fattori psicosociali e culturali, e le priorità individuali dei pazienti – specie anziani – che spesso privilegiano la qualità della vita rispetto alla sua durata.

Ne deriva che la persona non può essere valutata solo per la presenza di malattia o la perdita di funzione. Serve un approccio capace di affrontare la complessità, tanto nell’anziano quanto nei giovani affetti da disturbi del neuro sviluppo, come DAI, DNA o sindromi dello spettro autistico. La salute dipende anche dal contesto di vita, dalle relazioni, dall’ambiente e dal lavoro: è il risultato dell’ecosistema in cui la persona è immersa.

L’OMS già nel 1948 definiva la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia”. Nel 2011 ha aggiornato la definizione come “capacità di adattamento e di autogestione di fronte alle sfide fisiche, sociali ed emotive”, riconoscendo la convivenza con la malattia e la valorizzazione delle capacità residue, aprendo così al concetto di “salute possibile”.

La salute oggi si misura anche su scala collettiva: aspettativa di vita, stili di vita, condizioni socio-economiche, patrimonio genetico, cultura, ambiente e qualità dei servizi sanitari. Fondamentale è l’atteggiamento individuale verso la prevenzione.

E la sanità? Charles-Edward Winslow (MIT, 1915) la definiva già nel 1920 come la “scienza e arte di prevenire le malattie, prolungare la vita e promuovere la salute”, attraverso sforzi collettivi per migliorare l’ambiente, controllare le infezioni, promuovere l’igiene personale, organizzare i servizi sanitari e garantire condizioni di vita adeguate a tutti i membri della comunità.

 

Il concetto di salute e la sua evoluzione

Nel tempo, il concetto di salute si è evoluto: oggi si riferisce non solo allo stato individuale, ma anche alle condizioni generali di salute di una popolazione o comunità in un dato periodo. Per misurarla si utilizzano indicatori come l’aspettativa di vita – in cui l’Italia è seconda al mondo dopo la Spagna – e le sue principali determinanti: stile di vita, condizioni socio-economiche, patrimonio genetico, cultura, ambiente e qualità dei servizi sanitari.

A fare la differenza è soprattutto l’atteggiamento verso la prevenzione, sia primaria che secondaria, anche se una parte resta legata a fattori imprevedibili.

 

 

 

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